Fresco di restauro, se ne sta lì malinconicamente chiuso e ancora circondato dalle transenne. Doveva diventare un museo del Made in Italy, con spazi espositivi dedicati a mostre e un ristorante sulla terrazza. "Tutto pronto per il 2012" assicuravano i giornali, ricordando anche i costi dell'operazione (restauro e allestimento) "48 milioni di euro, di cui 14 dal Ministero dei Beni Culturali". Siamo arrivati al 2013 e i lavori di allestimento non sono nemmeno iniziati. Il "Colosseo quadrato" è chiuso, inaccessibile a chiunque. In giro lì fuori non c'è anima viva.
E' desolante vedere come in Italia non si riesca mai a realizzare qualcosa con una tempistica certa. Vi riassumo la storia recente. Dopo i titoli enfatici e trionfalistici dei giornali, sul "Colosseo quadrato" cala una cortina di nebbia, un oblio lungo un anno. Poi arriva finalmente una notizia: il palazzo è stato dato in gestione al Gruppo Fendi-Arnault, con un contratto di quindici anni e un canone fissato a 240 mila euro al mese. Apriti cielo. La stampa nazionale, che fino ad allora aveva ignorato le sorti del palazzo, si infervora con titoli che suonano più o meno così: "i francesi si prendono il Palazzo della Civiltà Italiana".
Ora, anche a me avrebbe fatto piacere che si fosse realizzato il museo del Made in Italy. Ma se il progetto è naufragato, cosa possiamo farci? In un paese come l'Italia, in cui nulla è più definitivo del provvisorio, ben venga qualsiasi cosa, purché sia certa. Il Colosseo quadrato verrà gestito da un gruppo internazionale affidabile e che comunque fa riferimento a una
maison romana (Fendi). Da parte mia è certamente il benvenuto.
In fin dei conti aspettiamo solo di poter entrare in questo magnifico palazzo che il paese civile in cui viviamo ha segregato e tenuto improduttivo per quasi un secolo. Chiediamo troppo?