Quale sorte per il Palazzo della Civiltà Italiana?

lunedì 2 settembre 2013

Fresco di restauro, se ne sta lì malinconicamente chiuso e ancora circondato dalle transenne. Doveva diventare un museo del Made in Italy, con spazi espositivi dedicati a mostre e un ristorante sulla terrazza. "Tutto pronto per il 2012" assicuravano i giornali, ricordando anche i costi dell'operazione (restauro e allestimento) "48 milioni di euro, di cui 14 dal Ministero dei Beni Culturali". Siamo arrivati al 2013 e i lavori di allestimento non sono nemmeno iniziati. Il "Colosseo quadrato" è chiuso, inaccessibile a chiunque. In giro lì fuori non c'è anima viva.


E' desolante vedere come in Italia non si riesca mai a realizzare qualcosa con una tempistica certa. Vi riassumo la storia recente. Dopo i titoli enfatici e trionfalistici dei giornali, sul "Colosseo quadrato" cala una cortina di nebbia, un oblio lungo un anno. Poi arriva finalmente una notizia: il palazzo è stato dato in gestione al Gruppo Fendi-Arnault, con un contratto di quindici anni e un canone fissato a 240 mila euro al mese. Apriti cielo. La stampa nazionale, che fino ad allora aveva ignorato le sorti del palazzo, si infervora con titoli che suonano più o meno così: "i francesi si prendono il Palazzo della Civiltà Italiana".

Ora, anche a me avrebbe fatto piacere che si fosse realizzato il museo del Made in Italy. Ma se il progetto è naufragato, cosa possiamo farci? In un paese come l'Italia, in cui nulla è più definitivo del provvisorio, ben venga qualsiasi cosa, purché sia certa. Il Colosseo quadrato verrà gestito da un gruppo internazionale affidabile e che comunque fa riferimento a una maison romana (Fendi). Da parte mia è certamente il benvenuto.

In fin dei conti aspettiamo solo di poter entrare in questo magnifico palazzo che il paese civile in cui viviamo ha segregato e tenuto improduttivo per quasi un secolo. Chiediamo troppo?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai perfettamente ragione, purtroppo in Italia abbiamo una mentalità retrograda che non guarda mai al bene comune né alla libera concorrenza ma solo alla retorica del NOSTRO contro il LORO. Finchè non ne usciremo saremo condannati alla serie B

Anonimo ha detto...

Pur di salvare quello che in Italia viene abbandonato ( se non addirittura rovinato) ben venga il mondo ad aiutarci...altrimenti che lasciamo al futuro, solo macerie?

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